Tutti quanti abbiamo presente quell’irritante velo bianco che, con l’andare del tempo, ottura i fori del soffione e, trasforma il piacere di una calda doccia scrosciante in un supplizio freddo e bagnaticcio. Quante volte, sconfortati, abbiamo visto il flusso d’acqua in uscita dal rubinetto assottigliarsi fino a far diventare il riempimento della vasca da bagno una prova di resistenza per il nostro sistema nervoso?

 

 Il colpevole è sempre lui: il calcare, quella patina biancastra e polverosa che rimane attaccata alle pareti della pentola dopo che abbiamo scolato la pasta e colonizza rubinetti e tubature di casa minandone la salute.

 

Ma cos’è il calcare? Perché e come si forma? E soprattutto, c’è un modo per liberarsene?

 

Cerchiamo di dare risposta a queste domande.

 

 

Che rapporto c’è tra calcare e durezza dell’acqua?

Innanzitutto, specifichiamo cosa s’intende con l’espressione “durezza dell’acqua”.

 

Questo parametro di cui dobbiamo tener conto quando, ad esempio, scegliamo quanto e quale detersivo usare per la lavatrice, indica la presenza di minerali disciolti nell’acqua, in particolare si riferisce a sali di calcio e magnesio. Il suo contrario non è la morbidezza, ma la dolcezza: all’acqua dura si contrappone quella dolce. È una grandezza che si misura in gradi francesi e la scala di classificazione ordina così i diversi livelli:

 

  • fino a 4°F: acqua molto dolce
  • da 4°F a 8°F: acqua dolce
  • da 8°F a 12°F: acqua mediamente dura
  • da 12°F a 18°F: acqua discretamente dura
  • da 18°F a 30°F: acqua dura
  • oltre 30°F: acqua molto dura

 

La durezza dell’acqua dunque segnala una maggiore o minore presenza di minerali disciolti al suo interno: calcite, carbonato di calcio o magnesio.

 

Ecco quindi come il calcare, una roccia composta principalmente da calcite, arriva ad insidiare i nostri rubinetti.

 

 

Efficienza, pulizia, costi in bolletta: tutti i problemi creati dal calcare 

Contrariamente a quanto dicono alcune vecchie credenze la presenza (in quantità moderate) di queste sostanze rende l’acqua da rubinetto una fonte di minerali essenziali per la salute.

 

Questo vantaggio però non si estende al benessere dell’impianto idraulico.

 

L’accumularsi di particelle genera incrostazioni che con il tempo possono ostruire e danneggiare i tubi e la rubinetteria. Per non parlare di quegli antiestetici aloni e patine che ricoprono le superfici di piastrelle e sanitari impedendo a doccia, bidet e vasca da bagno di brillare e generando una fastidiosa sensazione di sporcizia.

 

Ma non si tratta solo di una questione estetica o pratica. Il calcare ha l’incredibile capacità di andare a minare anche la salute del portafoglio.

 

Se il flusso d’acqua scorre con più difficoltà, la caldaia e lo scaldabagno non funzionano – o lo fanno con maggiore difficoltà – i costi per i consumi energetici aumentano perché ci vorrà più tempo sia per riempire la vasca da bagno che per riscaldare la stanza.

 

 

Segnali di pericolo e possibili soluzioni 

Quando dobbiamo cominciare a preoccuparci, quindi?

 

Quando vediamo che, pur aprendo al massimo il rubinetto, il getto d’acqua esce con una lentezza esasperante, irregolare, e con una pressione molto bassa o quando – caso veramente estremo – l’acqua ha una colorazione tendente al giallastro terroso.

 

La prima cosa da fare è ispezionare e pulire il rompigetto, ovvero il filtro all’imboccatura del rubinetto. La quantità di sedimenti accumulati darà la misura di ciò che può essere rimasto sulle pareti dei tubi idraulici.

 

Per quel che riguarda la pulizia dei vetri della doccia, i rubinetti o i sanitari in bagno, ad esempio il water, si possono usare i vari prodotti anticalcare presenti in commercio. Se invece si vuole ricorrere a un metodo più artigianale basta affidarsi a un panno imbevuto di acqua calda e aceto che rimuoverà macchie e residui.

 

 

Un po’ di dolcezza in più

Il problema di fondo, però, permane perché ha a che fare con la durezza dell’acqua.

 

Se notiamo che il flusso che scorre nel nostro impianto idraulico ha un indice di durezza particolarmente elevato o ne veniamo a conoscenza informandoci, è necessario dolcificare l’acqua.

 

Per avere un’idea della durezza della nostra acqua possiamo controllare con quanta difficoltà reagisce al sapone (più fa fatica a fare schiuma e bollicina più l’acqua è dura) o farne bollire un po’ in una pentola e vedere la consistenza dello strato che rimane sulle pareti.

 

Per addolcire l’acqua è possibile installare degli appositi impianti che costituiscono il calcio presente con il sodio.

 

 

 

 

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