Dall’inizio della quarantena ne abbiamo sentite di tutti i colori. I rallentamenti nelle comunicazioni interpersonali, l’autonomia nella documentazione o nella ricerca di notizie, conferme e smentite ma, soprattutto, la paura e i suoi fantasmi, hanno alimentato il già florido sottobosco di mistificazioni, imprecisioni, se non vere e proprie fake news, che popola il web. Una di queste riguarda la capacità dei condizionatori di veicolare la diffusione del COVID-19. Eco quindi che molte persone, all’alba della ripartenza, si ritrovano a chiedersi, preoccupate, se i climatizzatori diffondono il Coronavirus.

 

Per questo è giunto il momento di fare un po’ di chiarezza e in questa sede ci concentreremo sugli impianti che climatizzano i luoghi di lavoro perché, per quel che riguarda le abitazioni private, la possibilità di contagio è legata principalmente alla presenza di una persona positiva in casa e non all’attività del climatizzatore, mentre per quel che riguarda gli impianti di raffrescamento in ospedali e case di riposo ci sono molti altri aspetti tecnico-sanitari di cui tener conto, troppo complessi e articolati per essere esauriti in questo documento.

 

Il Coronavirus si diffonde nell’aria?

 

In merito a questi dubbi è utile fare alcune precisazioni.

 

Per quanto concerne la capacità di contagio del virus tramite aerosol, ovvero la diffusione di goccioline di vapore e saliva emesse con la nomale respirazione o parlando, è utile ricordare che è molto più bassa rispetto ad altre malattie, ad esempio il morbillo.

Questo naturalmente cambia in caso di contatto diretto con queste goccioline, cioè quando una persona ci starnutisce o ci tossisce addosso. In questa situazione il rischio è più elevato e, proprio per questo, le misure di distanziamento sociale sono indispensabili.

 

Aria pulita per diluire la presenza del virus

In ogni caso L’Istituto Superiore di Sanità e l’OMS raccomandano di immettere aria pulita proveniente dall’esterno negli ambienti chiusi, per favorire il ricambio d’aria e diluire l’eventuale presenza del virus.

 

Questo perché l’aria esterna non è infetta dal virus e ne è una riprova il fatto che possiamo circolare per strada senza positivizzarci respirando.

Ci sono quindi 2 possibilità:

 

  • Aprire le finestre e far entrare aria pulita con il semplice scambio di corrente tra interno ed esterno. Tuttavia, questa potrebbe non essere la soluzione ottimaleper diverse ragioni.
    • L’aria che entra dalla finestra non è direzionabile e, alla lunga potrebbero formarsi delle zone dove il ricambio non circola e l’aria viziata diventa stagnante
    • La formazione della corrente dipende da fattori quali la diversità di temperatura tra esterno e interno o la simultanea apertura di porte e finestre che permettono la creazione dei flussi d’aria ma che non si verificano in maniera precisa e automatica e il cui controllo non è gestibile
    • Quando le temperature si alzeranno diventerà impossibile lavorare con le finestre aperte

 

  • Usare i condizionatori. I climatizzatori e gli impianti di raffrescamento immettono artificialmente nell’ambiente aria pulita dall’esterno tramite la ventilazione forzata e lo fanno in maniera costante, omogenea e controllabile

 

L’utilizzo dei condizionatori quindi non solo NON AUMENTA il rischio di contagio ma LO RIDUCE perché aiuta a diluire l’eventuale presenza del virus facilitando un ricambio certo e costante.

 

Il virus non ristagna nei canali

Un’altra immagine a cui la fantasia allarmata di qualcuno ha dato vita è quella del virus che si annida nei canali degli impianti e lì prolifera e si moltiplica per uscire poi andare a infettare la stanza dov’è presente il climatizzatore.

 

Non è così.

 

Forse quest’idea si regge su una traballante equiparazione del Coronavirus con la Legionella che, in determinate situazioni, ristagna e poi si diffonde.

 

In realtà vi è una differenza essenziale: la Legionella è un batterio, quello che provoca il COVID-19 è un virus e ha bisogno di un organismo umano per sopravvivere. Al di fuori di un portatore muore nel giro di poco tempo.

 

Un’accortezza importante

Quanto affermato finora sul fatto che i climatizzatori possono abbassare il rischio il contagio è vero nel caso in cui la ventilazione forzata permetta uno scambio dell’aria tra esterno e interno. Il climatizzatore immette nella stanza aria proveniente dall’esterno e unicamente da lì.

 

Tuttavia, nel caso di un impianto che faccia ricircolare l’aria fresca tra più ambienti può capitare che il rischio di contagio aumenti.

 

Via libera quindi all’uso dei climatizzatori, ma con le dovute attenzioni.

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