- Energia rinnovabile
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Le comunità energetiche rappresentano una delle soluzioni più innovative per produrre e condividere energia pulita, coinvolgendo cittadini, imprese e amministrazioni locali in un progetto comune di sostenibilità. L'idea alla base è: Non si compra più l'energia solo dalla rete nazionale: si autoproduce e si condivide con altri che magari non hanno un impianto.
Una delle domande più frequenti in merito riguarda la possibilità di integrare impianti già operativi all'interno di queste configurazioni: la risposta è affermativa, ma con specifiche condizioni da rispettare. Gli impianti esistenti possono infatti contribuire alla creazione di una comunità energetica rinnovabile, purché non superino determinate soglie di potenza rispetto agli impianti di nuova installazione. Questa opportunità permette di valorizzare investimenti già realizzati e di accelerare la transizione energetica senza dover necessariamente installare nuovi sistemi da zero.
Comprendere come funzionano le comunità energetiche con impianti preesistenti, quali sono i requisiti normativi e i vantaggi economici diventa essenziale per chi desidera partecipare attivamente a questo modello di produzione e consumo condiviso di energia rinnovabile.
Cosa significa integrare impianti esistenti in una comunità energetica
Quando parliamo di comunità energetiche, ci riferiamo alla possibilità di includere sistemi di produzione già installati e funzionanti all'interno di una configurazione collettiva di autoconsumo. Molti proprietari di impianti fotovoltaici, eolici o a biomassa si chiedono se possano partecipare a una comunità energetica rinnovabile senza dover necessariamente realizzare nuovi investimenti.
La normativa italiana consente questa integrazione, ma stabilisce precise limitazioni quantitative:
Gli impianti preesistenti possono essere inclusi nella comunità, a condizione che la loro potenza complessiva non superi il 30% della potenza totale degli impianti che compongono la configurazione.
Questo significa che la maggioranza della capacità produttiva deve provenire da installazioni nuove, realizzate dopo la costituzione della comunità stessa.
Perché questa distinzione? L'obiettivo è incentivare nuovi investimenti nelle energie rinnovabili, promuovendo l'espansione della capacità produttiva nazionale. Tuttavia, valorizzare gli impianti già operativi permette di accelerare la diffusione delle comunità energetiche, sfruttando risorse già disponibili sul territorio e riducendo i tempi di avvio dei progetti. Chi ha già installato un sistema fotovoltaico può quindi diventare membro attivo di una CER, contribuendo alla produzione condivisa e beneficiando degli incentivi previsti per l'energia autoconsumata collettivamente.
Requisiti normativi per includere impianti preesistenti nelle CER
Per integrare un impianto esistente in una comunità energetica rinnovabile è necessario rispettare una serie di requisiti tecnici e amministrativi definiti dalla normativa nazionale. Il primo vincolo riguarda la potenza massima: come già accennato, gli impianti preesistenti non possono rappresentare più del 30% della potenza complessiva della configurazione.
Oltre a questo limite, tutti i membri della comunità devono essere collegati alla stessa cabina primaria di distribuzione. Questo requisito garantisce che l'energia prodotta e consumata rimanga all'interno di un'area geografica limitata, favorendo l'autoconsumo locale e riducendo le perdite di rete. La cabina primaria rappresenta il punto di connessione tra la rete di alta tensione e quella di media tensione, definendo quindi il perimetro territoriale della comunità.
Un altro aspetto rilevante riguarda la titolarità del punto di prelievo, identificato dal codice POD. Ogni partecipante deve possedere un'utenza attiva collegata alla rete di distribuzione nazionale. Gli impianti esistenti devono inoltre essere regolarmente registrati e conformi alle normative vigenti in materia di sicurezza e connessione alla rete. La documentazione necessaria include l'attestato di connessione rilasciato dal distributore locale e, se applicabile, la comunicazione di fine lavori per impianti realizzati in regime di edilizia libera.
È importante sottolineare che chi possiede un impianto esistente e desidera entrare in una comunità energetica non può contemporaneamente beneficiare di altri meccanismi incentivanti come lo scambio sul posto per la quota di energia condivisa. La scelta di aderire a una CER implica quindi una valutazione attenta dei vantaggi economici complessivi.
Vantaggi economici e incentivi disponibili per gli impianti già operativi
Partecipare a una comunità energetica con un impianto esistente offre diversi benefici economici, anche se con alcune differenze rispetto agli impianti di nuova installazione. La tariffa incentivante riconosciuta dal Gestore dei Servizi Energetici si applica esclusivamente all'energia autoconsumata virtualmente dai membri della comunità, valorizzando quindi la quota di produzione che viene consumata simultaneamente dai partecipanti collegati alla stessa cabina primaria.
Per gli impianti preesistenti, l'incentivo si concentra sul valore dell'energia condivisa piuttosto che sulla produzione totale. Questo significa che maggiore è la coincidenza tra produzione e consumo all'interno della comunità, più elevato sarà il beneficio economico. A questo si aggiunge il corrispettivo di valorizzazione stabilito dall'ARERA, che remunera l'utilizzo della rete di distribuzione evitato grazie all'autoconsumo locale.
Un ulteriore vantaggio riguarda la possibilità di cedere l'energia non autoconsumata alle condizioni di mercato o tramite il ritiro dedicato. Chi possiede un impianto esistente può quindi ottimizzare la gestione della propria produzione, destinando una parte all'autoconsumo diretto, una quota alla condivisione con la comunità e l'eccedenza alla vendita in rete.
Dal punto di vista fiscale, i proventi derivanti dalla partecipazione a una comunità energetica possono beneficiare di trattamenti agevolati, soprattutto quando la configurazione persegue finalità sociali e ambientali senza scopo di lucro. La redistribuzione dei benefici economici tra i membri avviene secondo criteri stabiliti nello statuto della comunità, garantendo trasparenza e equità nella ripartizione degli incentivi.
Comunità energetiche dove sono: la diffusione sul territorio italiano
Ti sei mai chiesto comunità energetiche dove sono distribuite sul territorio nazionale? La presenza di queste configurazioni è ancora disomogenea, con una concentrazione maggiore nelle regioni del Nord Italia, dove la cultura cooperativa e l'attenzione alle tematiche ambientali hanno favorito lo sviluppo di progetti pilota già da diversi anni.
Regioni come Trentino-Alto Adige, Lombardia e Piemonte vantano alcune delle esperienze più consolidate, con comunità energetiche nate dall'iniziativa di amministrazioni comunali, cooperative di cittadini e consorzi di imprese locali. In queste aree, la disponibilità di risorse idroelettriche, fotovoltaiche e da biomassa ha facilitato l'integrazione di impianti esistenti nelle nuove configurazioni collettive.
Anche il Centro e il Sud Italia stanno registrando una crescita significativa, grazie ai finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che hanno destinato risorse specifiche per i comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti. Queste misure hanno incentivato la nascita di comunità energetiche in aree rurali e montane, dove la collaborazione tra cittadini e amministrazioni locali può generare benefici economici e sociali particolarmente rilevanti.
Per rispondere alla domanda comunità energetiche quante sono, i dati più recenti indicano una crescita costante del numero di configurazioni attive, tra comunità energetiche rinnovabili vere e proprie e gruppi di autoconsumo collettivo. Sebbene i numeri siano ancora contenuti rispetto al potenziale nazionale, l'evoluzione normativa e l'accesso facilitato agli incentivi stanno accelerando la diffusione di questo modello in tutto il Paese.
Scegliere la configurazione più adatta per la tua energia condivisa
Decidere di entrare in una comunità energetica con un impianto esistente richiede una valutazione attenta delle diverse opzioni disponibili. La prima distinzione da considerare è quella tra comunità energetica rinnovabile e gruppo di autoconsumo collettivo. Quest'ultimo è generalmente limitato a edifici condominiali o complessi edilizi con utenze situate nello stesso immobile, mentre la CER può estendersi su un'area più ampia, includendo membri distribuiti sul territorio della cabina primaria.
Se possiedi un impianto fotovoltaico residenziale e vivi in un condominio, il gruppo di autoconsumo collettivo potrebbe rappresentare la soluzione più immediata, permettendoti di condividere l'energia con i tuoi vicini senza necessità di costituire un'entità giuridica complessa. Al contrario, se desideri coinvolgere altri soggetti del territorio come imprese, enti pubblici o associazioni, la comunità energetica rinnovabile offre maggiore flessibilità e possibilità di ampliamento.
Un aspetto importante riguarda la gestione operativa della comunità. È necessario individuare un referente che si occupi delle pratiche amministrative, della gestione dei rapporti con il GSE e della ripartizione degli incentivi tra i membri. Questa figura può essere un professionista esterno o un membro della comunità con competenze adeguate. La scelta della forma giuridica (associazione, cooperativa o consorzio) influenzerà anche gli aspetti fiscali e la governance interna.
Prima di aderire, verifica la compatibilità del tuo impianto con i requisiti tecnici della configurazione, consultando il distributore locale per confermare l'appartenenza alla cabina primaria e valutando i profili di consumo dei potenziali membri. Una buona sovrapposizione tra produzione e consumo massimizza i benefici economici per tutti i partecipanti, rendendo la comunità energetica un investimento vantaggioso nel lungo periodo.
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Integrare un impianto esistente in una comunità energetica rappresenta un'opportunità concreta per ottimizzare la produzione di energia rinnovabile e accedere a nuovi incentivi. La scelta di partecipare a una configurazione collettiva richiede competenze tecniche e una valutazione accurata dei benefici economici, ma può trasformarsi in un investimento strategico per il futuro energetico della tua abitazione o della tua attività.
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